PROLOGO
Asgard, passato recente.
Oltre il tempo e lo
spazio comunemente conosciuti, oltre i confini dell’immaginazione ci sono
luoghi favolosi di cui gli esseri umani hanno solo sognato e sui quali hanno
intessuto leggende.
Uno di questi luoghi
era Asgard, dimora degli dei norreni noti come Aesir, che da qualche tempo
stava godendo un periodo di pace.
Thor, il possente dio
del Tuono se ne stava nel suo palazzo Bilskirnir riflettendo sugli
ultimi eventi di cui si era trovato protagonista.
Doveva ammettere di
essere contento che suo padre, Odino, avesse ripreso il suo ruolo di sovrano di
Asgard.[1]
Lui non era tagliato
per governare, diversamente dal suo fratellastro Balder, era un combattente, un
guerriero e doveva ammettere che si stava annoiando.
Sempre pensieroso
attraversò le ampie sale della sua vasta dimora in una delle quali la sua sposa
Sif e sua figlia Thrud stavano tenendo una sessione di scherma ed erano così
intente in quel che facevano che quasi non si accorsero del suo passaggio.
Uscì all’aperto e
trasse un lungo respiro.
Inutile negarlo:
l’inattività non faceva per lui, aveva bisogno di una sfida e forse avrebbe
potuto trovarla su Midgard, il mondo dei mortali da cui era assente da quando
aveva affrontato il malvagio Thanos assieme ai suoi compagni Vendicatori.[2]
<Thor!>
A chiamarlo era stata
un’affascinante donna bionda che lui conosceva benissimo: Amora, detta l’Incantatrice,
maestra della seduzione come della magia. Lei e Thor erano stati nemici,
alleati e perfino amanti. Cosa fossero ora era difficile dirlo.
<Cosa posso fare
per te, Amora?> le chiese con fredda cortesia.
<Volevo
parlarti.> rispose lei <Stanotte ho fatto un sogno: Asgard era in fiamme,
il palazzo di Odino in rovina e sopra il suo trono erano appollaiati due
corvi.>
<Un sogno e nulla
di più.> replicò lui.
<Di più: un presagio.
So quel che dico.>
In quel momento un
cavaliere oltrepassò al galoppo i cancelli di Asgard. Dal suo abbigliamento
Thor riconobbe un Vanir.
<Avvertite Odino! Nidavellir
e Jotunheim sono cadute. Nemici sconosciuti marciano su Vanaheim!>
Prima di poter
aggiungere altro, cadde da cavallo. Dal suo fianco si allargava una pozza di
sangue.
Thor pensò amaramente
che bisogna sempre stare attenti a ciò che si desidera: la sfida a cui anelava
si stava presentando alla sua porta.
#105
L’Attacco degli Dei Oscuri
di Carlo Monni & Carmelo Mobilia
Ponte Arcobaleno, oggi.
Lo scenario che si
presentava alla vista dei Vendicatori era decisamente inusuale per una persona
del XXI secolo: una città cinta di mura dall’aspetto antico era sotto assedio
di creature che sembravano uscite da un racconto fantasy. Era possibile
riconoscere elfi, nani, giganti, troll ed altre creature leggendarie che si
accanivano contro le mura cercando di abbatterle scontrandosi con l’accanita
resistenza degli assediati.
<Sembra di essere
finiti sul set del Signore degli Anelli.> disse Polaris, l’unica del gruppo
a non essere mai stata su Asgard o in un’altra delle dimensioni abitate dagli
dei.
<Guardate!>
esclamò Scarlet <Alcuni aggressori stanno superando le difese e sono
arrivati sin sulle mura.>
<Il Regno Eterno è
in pericolo ed il mio dovere è chiaro.> affermò la Valchiria <A me,
fedele Aragorn, portami al fianco delle mie sorelle là dove infuria la
pugna!>
Mentre Brunhilde
volava verso le mura in groppa al suo cavallo alato, Ercole aggiunse:
<E noi resteremo
indietro mentre i valorosi asgardiani lottano per la loro libertà? Non così
agisce il prode Ercole!>
Nel dire questo il
dio della forza si precipitò dietro alla sua compagna.
<Tutti irruenti e
frettolosi questi dei... e poi dicono di te, Pietro.> commentò Occhio di
Falco, non accorgendosi di come Quicksilver fosse già corso dietro ai suoi due
compagni.
<Come
non detto... beh, che aspettiamo? Seguiamo quei tre e suoniamole ai
cattivi.>
<Non stai
dimenticando qualcosa, Clint?> chiese Wasp.
Clint Barton abbozzò
un sorrisetto e replicò:
<Ma certo.>
Sollevò l’arco e
gridò:
<Vendicatori
uniti!>
Asgard.
La battaglia stava infuriando
sugli spalti della dimora degli Aesir che combattevano senza sosta contro gli
invasori. Tra i difensori era possibile distinguere i famosi Tre Guerrieri e un
giovanotto biondo che somigliava moltissimo a Thor e mulinava una grossa ascia
facendo strage di nemici.
<Fatevi sotto,
cani! Modhi, non vi teme!>
<Invero, giovane figlio
di Thor, il coraggioso Volstagg non avrebbe potuto fare meglio.>
A parlare era stato
un uomo di grande stazza e la lunga barba. Aveva appena finito che scivolò su
qualcosa sul pavimento, perse l’equilibrio e rotolo piombando su un gruppo di
assalitori scompaginandolo e facendone cadere oltre il muro.
<Vedo che la tua
peculiare tattica ha funzionato. Non sei chiamato il Voluminoso per nulla.>
commentò ridendo lo scattante Fandral <I nostri amici di Midgard[3]
direbbero che hai fatto strike.>
<Ehm… ovviamente è
stata una mia strategia per eliminare più nemici in un colpo solo.> replicò
Volstagg tentando di rialzarsi
Il suo compagno non
lo stava ascoltando. Ridendo era balzato in mezzo ad un altro gruppo di nemici.
Cominciò a menare fendenti con la sua spada mentre evitava agilmente i colpi
degli avversari saltando da un punto all’altro con incredibili acrobazie. Come
sempre nel bel mezzo della battaglia sembrava divertirsi. Poco distante, il suo
compagno di tante battaglie conosciuto come Hogun il fosco affondava la sua
spada nel ventre di un gigante.
Le Valchirie
combattevano come furie contro mostri alati che erano molto superiori di numero
quando improvvisamente arrivò Brunhilde a spada sguainata.
<Avanti sorelle!>
gridò <Respingiamo questa feccia da dove è venuta!>
Le altre valchirie si
rinfrancarono e ripresero a combattere con vigore.
Sotto di loro Ercole
era piombato addosso ai nemici colpendo a destra e a manca abbattendo gli
avversari come birilli. Si aprì la strada fino al portone che alcuni troll
stavano cercando di abbattere usando una sorta di ariete. Ercole glielo strappò
di mano e lo usò come una mazza contro di loro.
Girando a
supervelocità Quicksilver aveva creato un piccolo tornado che aveva spazzato
via un bel po’ di avversari ed adesso stava risalendo rapidamente le mura.
Polaris si era
sollevata in aria ed usando i suoi poteri magnetici aveva strappato ai nemici
tutte le armi metalliche.
Scarlet agitò le mani
e contro ogni probabilità le lance degli avversari attorno a lei si spezzarono
contemporaneamente.
Wasp usava ripetutamente
il suo biopungiglione contro un gruppetto di elfi che non riuscivano a capire
chi o cosa li colpisse ed erano disorientati.
Occhio di Falco
scagliava ripetutamente le sue frecce speciali, l’ultima delle quali era una
freccia sonica il cui rumore stridente aveva frenato l’avanzata di alcuni
nemici.
Clint non si faceva
troppe illusioni sulle possibilità di sconfiggere nemici tanto potenti ma se
c’era una cosa che aveva imparato da Steve Rogers, l’originale Capitan America,
era che non si doveva mai scappare quando la battaglia era combattuta per un
fine nobile. Inoltre non era certo la prima volta che i Vendicatori avevano a
che fare con quel tipo di creature ed alla fine avevano sempre vinto, magari anche
stavolta, con un po’ di fortuna, se la sarebbero cavata.
Improvvisamente il
portone si aprì e ne uscì una squadra di asgardiani che si gettò sui nemici.
Presi tra due fuochi
gli aggressori persero ben presto ogni velleità di combattere e si dettero ad
una disordinata ritirata.
<Ah! Scappano come
vigliacchi adesso!> esclamò Ercole.
<Ma torneranno e
saranno ancora più decisi.> sentenziò cupo il leader degli asgardiani
<Venite rientriamo dietro le mura.>
<Volentieri,
amico.> replicò Occhio di Falco <Tu sei Balder, giusto?>
<Sono Balder,
figlio di Odino, fratello di Thor e su di me è ricaduto l’onere di guidare il
mio popolo in quest’ora buia. Vi ringrazio, Vendicatori, perché il vostro
tempestivo intervento ci ha ridato respiro.>
<Lascia perdere,
abbiamo fatto solo quello che era giusto.> ribattè ancora Occhio di Falco
mentre il pesante portone si chiudeva alle loro spalle <Piuttosto, che
notizie hai di Thor?>
<Nessuna
purtroppo, ma forse è meglio che vi racconti tutto dall’inizio. Amora vi avrà
ragguagliato su alcune cose ma non può sapere ciò che è accaduto dopo la sua
fuga.>
<Non sono fuggita,
sono andata a cercare aiuto, un aiuto che è stato prezioso.> replicò,
piccata, l’Incantatrice.
<Non è il momento
di futili ripicche.> tagliò corto Balder <Ora, prima che i nostri nemici
tornino all’attacco, lasciate che vi narri cos’è accaduto.>
Asgard, non molto tempo prima.
Balder il Prode,
figlio primogenito di Odino e Frigga, dio della Luce e della Primavera, entrò
nell’ampio salone affiancato da suo fratello Thor. Esitò solo un istante poi si
rivolse agli uomini e le donne in piedi davanti a lui.
<Amici… fratelli… mentre
Vanaheim è assediata ed in virtù dell’antico patto che ci lega ai Vanir è
nostro sacro dovere accorrere al loro fianco.>
<E lo faremo senza
indugio.> Proclamò fieramente Tyr, dio della Guerra <Chiunque minacci i
Nove Regni subirà la nostra giusta collera.>
<Che non si perda
altro tempo, allora.> aggiunse Frey, egli stesso un Vanir, sollevando la sua
spada magica.
Improvvisamente,
delle volute di fumo si sollevarono dal pavimento e quando si dissiparono
apparve una figura curva che si appoggiava ad un bastone ed era avvolta in una
tunica il cui cappuccio ne nascondeva il volto. Quando alzò la testa tutti la
riconobbero ed un nome si formò sulle labbra di molti.
< Volla!>
Era proprio l’anziana
profetessa morta da tempo eppure era proprio lì, davanti a loro. Le porte di
Hel[4]
si erano dunque spalancate? Di certo era un cattivo presagio.
Fu Thor a parlarle
per primo.
<Cosa fai qui,
vecchia? Quale sventura annunci
stavolta?>
<Il disastro
incombe.> rispose con voce cupa Volla <Antichi nemici sono tornati e sono
assetati di vendetta. Tutti i Nove Regni cadranno davanti a loro e presto le
torri di Asgard bruceranno. Il sangue scorrerà bagnando la terra.>
Detto questo, la
profetessa fu di nuovo avvolta dal fumo e scomparve.
La preoccupazione
serpeggiò tra i presenti.
Se davvero un grave
pericolo minacciava i Nove Regni quello era forse il momento peggiore: il Padre
di Tutti era immerso nel rigenerante Sonno di Odino e non poteva essere
svegliato.
Ancora una volta fu
Thor a parlare:
<Se davvero il
nemico è tanto pericoloso, va fermato prima che raggiunga la città dorata. Questo
è un compito per il potente Thor!>
Il dio del tuono
diede l’ordino di preparare la sua biga e le sue capre magiche, e una volta
sopra di essa, senza aggiungere altro, volò via.
Asgard oggi.
<E da allora non
abbiamo più saputo nulla di lui.> disse Balder concludendo il suo racconto.
<Dopo tutti questi
anni, Thor è ancora una dannata testa calda.> commentò Quicksilver.
<Da che
pulpito…> replicò Wanda con una risatina.
<Anche la potente
vista di Heimdall, capace di vedere una pianta germogliare a mondi di distanza,
non ne ha trovato traccia così come non ha visto l’arrivo dei nostri nemici
finché non furono sotto le mura. Una grande magia è all’opera.> continuò
Balder
<Gli dei oscuri ne
sono maestri, come lo sono dell’inganno.> commentò Sif <Solo così
potrebbero aver avuto ragione del mio sposo.>
<L’unico indizio
che abbiamo sulla sorte di Thor è il martello: è comparso all’improvviso nel
nostro giardino, e subito dopo è arrivata un orda di questi barbari.>
commentò Wasp.
<Un infausto
presagio.> osservò Balder <Questo potrebbe voler dire che il dio del
Tuono è caduto nelle mani di Perrikus.>
<Ma chi potrebbe
battere Thor?> chiese Polaris <Ho sempre pensato che fosse
invincibile.>
<Chi lo è mai
veramente?> replicò Occhio di Falco < Voglio dire, in uno scontro diretto
è quasi impossibile sconfiggere il vecchio Ricciolidoro... ma i nostri
avversari non sono esattamente leali, ho ragione?>
<Invero sì.>
rispose Balder <E lo prova il fatto che non si sono ancora mostrati
apertamente mandando avanti i loro lacchè.>
<Cos’è accaduto
dopo la partenza di Thor?> chiese ancora Wasp.
Balder riprese a
narrare.
Asgard, poco tempo prima.
Thor si era da poco allontanato
che Heimdall, il guardano del Ponte Arcobaleno, avvistò i primi invasori. Rimase
per un attimo perplesso: come avevano potuto sfuggire alla sua vista finora?
Erano domande oziose: Asgard era minacciata e Heimdall conosceva il suo dovere.
Soffiò a pieni
polmoni nel suo corno lanciando un acuto allarme poi sguainò la spada e si
apprestò a sbarrare il passo ai nemico. Riconobbe esseri provenienti da quasi
ogni angolo dei Nove Mondi. Avevano lo sguardo fisso, dovevano essere sotto un
qualche incantesimo ma questo non li rendeva meno pericolosi.
Fu uno scontro
terribilmente breve: Heimdall cadde travolto dal loro numero ed i nemici
proseguirono nel loro cammino.
Sugli spalti della
Capitale del Regno Eterno gli altri dei erano stati testimoni del misfatto.
Balder il Prode agì
senza esitazione ed ordinò;
<<Serrate tutti
gli accessi e tenetevi pronti a combattere!>
Asgard si preparò a
sostenere un lungo assedio.
Balder si guardò
intorno e chiamò:
<Tyr!>
<Sono qui,
fratello.> rispose il dio della Guerra.
<Ti affido il comando dei difensori sulle
mura. La tua consegna è una sola: i nemici non devono passare.>
<E non passeranno,
dovessi perdere l’altra mia mano pur di riuscirci!> replicò Tyr battendosi
il petto con il moncherino che era tutto ciò che restava della mano sinistra
strappatagli eoni fa da Fenris il Lupo.
Le Valchirie si erano
schierate in groppa ai loro cavalli alati sotto il comando di Valtrauta che era
da tanto tempo succeduta a Brunhilde in quel ruolo.
Tra loro vi era anche
Thrud, la figlia di Thor e Sif che ben dissimulava la preoccupazione per il
padre scomparso sotto l’ardore guerriero. Senza esitare si gettò in mezzo a
strane creature alate
Lo scontro si scatenò
rapidamente. I nemici cadevano ma non si arrestavano.
L’Incantatrice era
decisamente spaventata e preoccupata: i nemici erano agguerriti ed
apparentemente inarrestabili. C’era all’opera una magia molto potente. Anche
chiedere l’aiuto dei pantheon amici era risultato impossibile. Restava un solo
posto dove cercare aiuto.
Amora recitò un
incantesimo che l’avrebbe teletrasportata sulla Terra ed in un attimo svanì.
Asgard oggi.
<Va bene
Vendicatori, alla luce di quanto abbiamo appena scoperto, è ora di stabilire
una strategia.> disse Wasp con tono autoritario <Suggerisco di dividerci
in due squadre: alcuni resteranno
qui ad aiutare gli assediati, gli altri verranno con me a cercare Thor.>
<Io resterò
qui.> sentenziò la Valchiria <Asgard è la mia patria, se essa cadrà, io
cadrò con essa.>
<Invero, c’è onore
nelle tue parole; il figlio di Zeus resterà al tuo fianco e a quello dei prodi
asgardiani. Così vorrebbe anche Thor, ne sono certo.> disse Ercole.
<Io invece vengo
con te Jan; di arcieri qui ne hanno in abbondanza, per cui non sentiranno la
mia mancanza.> commentò Occhio di Falco.
<Io vi seguo. I
miei poteri sono molto più indicati per una ricerca che per resistere ad un
assedio.> disse Quicksilver.
<Io invece resto:
al contrario, i miei poteri sono perfetti per reggere il forte, vista la
presenza di tutto questo metallo.> fece notare Polaris.
<D’accordo allora,
Pietro e Clint verranno con me a cercare Thor mentre Ercole, Lorna e Brunhilde rimarranno
qui. Wanda e Simon, voi due...>
<Un momento
Wasp.> la interruppe l’Incantatrice <ci sono anche io. Verrò con voi a
cercare Thor.>
<Uh non sono
convinto sia una buona idea.> sottolineò Wonder Man <Io ti conosco bene,
e non mi fido lasciare i miei compagni con una traditrice come te in mezzo a quelle
lande desolate.>
<Taci, Simon
Williams, non è di te o dei tuoi compagni che mi importa in questo momento, ma
solo di salvare Thor e la mia patria.>
<Dici bene
Amora.> disse una voce proveniente da in fondo alla sala. A parlare era
stato Magni, il possente figlio di Thor dalla chioma rossa <Anche io verrò
con voi alla ricerca di mio padre... e mi assicurerò che l’Incantatrice non
faccia uno dei i suoi soliti tranelli.>
Nessuno sembrava
intenzionato a contraddirlo.
<Wanda, vai con
loro.> disse ancora Wonder Man <Non mi fido dell’Incantatrice, e se c’è
una che può contrastare i suoi incantesimi sei tu. Io rimarrò qui a dare una
mano.>
<D’accordo. Mi
raccomando, fa attenzione tesoro.> replicò la bella mutante.
<Ehi tranquilla:
sono un superuomo indistruttibile ricordi?> disse Simon.
<Si, ma non sono
io quella che è morta ben due volte.> lo riprese ancora lei.
Da qualche parte dei Nove Mondi.
Le due squadre si
erano formate, e mentre una parte dei Vendicatori seguiva gli ordini di Balder,
gli altri cominciavano la loro ricerca. Un incantesimo dell’Incantatrice aveva
consentito loro di lasciare Asgard senza essere visti dai loro nemici.
<D’accordo,
squadra ricerche, come di muoviamo? Da dove iniziamo a cercare?> chiese
Occhio di Falco.
<Di norma io potrei
rintracciare il dio del tuono grazie alla sua aura. E’ unica in tutti i Nove
Mondi.> disse l’Incantatrice. <Ma stavolta no. Ci ho provato più volte, ma
non ci riesco. C’è una sorta di incantesimo attorno a lui, che crea un caos
mistico che rende imprecisa la sua posizione. Ci sono innumerevole tracce mistiche
che portano ovunque.>
<Caos, dici?>
disse Scarlet. <Allora posso esserti utile. Non conosco molto bene la magia
asgardiana, ma controllo quella del caos. Posso alterare le possibilità di
rintracciarlo, abbassando il numero delle piste da seguire da molteplici a una
sola.>
<D’accordo Wanda,
fai strada. Andiamo a liberare il nostro amico.> ordinò Wasp.
Altrove.
Il palazzo di Loki
sorgeva all’estrema periferia di Asgard, lontano da quello di altri del.
D’altra parte non erano in molti a gradire la sua compagnia.
In quel momento erano
con lui: Ulik, il più forte dei Troll, Karnilla, Signora di Nornheim, regno di
magia e mistero ed Alfyse, autoproclamatasi regina degli Elfi Oscuri dopo la
rinuncia di Freya al trono.
Normalmente loro
nemici, in questa occasione erano senza riserve alleati degli Asgardiani ed
avevano usato tutto il loro potere per respingere gli invasori.
<Il momento è
grave.> disse il dio dell’Inganno <Un fato oscuro incombe su tutti noi.
Il pericolo è davvero serio. La magia di cui io… ed anche altri di voi
ovviamente… siamo maestri può non bastare contro il potere che gli dei oscuri
sembrano avere.>
<E allora perché
non sei ancora scappato come sei solito fare nell’ora del pericolo?> gli
chiese Ulik in tono vagamente canzonatorio.
Loki ignorò l’insulto
implicito in quelle parole e replicò:
<Sarebbe inutile:
gli dei oscuri sono in qualche modo riusciti a bloccare l’accesso a qualunque
altra dimensione oltre i Nove Mondi a parte quella verso Midgard. Nemmeno la
mia magia è riuscita a spezzare il loro incantesimo, devo, a malincuore,
ammetterlo.>
<E nemmeno la
mia.> ammise altrettanto a malincuore Karnilla.
<La sola via
aperta è, pertanto, quella verso la Terra ma anche raggiungendola otterremmo
soltanto di ritardare il nostro fato.> continuò Loki <Gli dei oscuri
presto o tardi ci ritroverebbero. Se Perrikus vince non avrà pietà per nessuno:
la nostra sola scelta sarà tra il morire o vivere come suoi schiavi.>
<Piuttosto che
vivere da schiavo preferisco morire con la mia ascia in pugno.> replicò
Ulik.
<Se la fuga non è
un’opzione, cos’altro ci resta? Forse sperare che dei mortali siano capaci di
riuscire dove noi abbiamo fallito?> chiese in tono polemico Alfyse.
Loki scosse la testa
e ribattè:
<Nessuno più di me
conosce il valore di coloro che si fanno chiamare Vendicatori, tuttavia, anche
con il loro aiuto dei Asgard rischia di cadere, però...>
<Conosco quel tuo
sguardo, Loki.> disse Karnilla <Stai meditando qualcosa non è vero?>
Il dio dell’Inganno
fece un sogghigno e rispose:
<In effetti, ho
appena avuto un’idea.>
Cittadella degli dei Oscuri.
Il dio del tuono, figlio di Odino e paladino di Asgard
era impotente, incatenato ad una parete, trattenuto da catene magiche che
nemmeno la sua leggendaria forza poteva spezzare.
Stremato, spogliato
delle sue armi e della sua armatura, inerme dinnanzi al suo nemico.
Ma può un dio
piegarsi? Lo si può privare della sua fierezza e del suo orgoglio?
Anche in quelle
circostanze infatti, lo sguardo di Thor esprimeva uno spirito combattivo e un ardore
che non voleva saperne di affievolirsi.
Zelia e Perrikus, i
suoi due carcerieri, lo fissavano divertiti.
<Ricorderai forse
la parete a cui sei legato.> disse Zelia <Fu lì che imprigionai pure tuo
padre, anni fa.>[5]
<Ricordo. E
ricordo pure come veniste sconfitti.> rispose stizzito Thor.
<Dici il vero,
eppure siamo di nuovo allo stesso punto: la tua patria sta per cadere, proprio
come cadde quella volta. La differenza con allora è che tu rimanesti a piede
libero, capace di formare un nuovo esercito con cui opporti a noi. Ma stavolta
le cose andranno diversamente: questa volta ho ordinato per prima cosa di
catturare te; tu dovevi essere il nostro bersaglio primario.> esclamò Perrikus,
puntando il dito verso il volto barbuto del suo prigioniero.
<Sapevo che non
avresti resistito a venire alla carica, inebriato del tuo stesso potere e
convinto di poterti opporti da solo a tutti noi. Ti ho teso un’imboscata e ci
sei caduto come il più ingenuo degli allocchi!> disse Zelia, trionfa e
sicura di sé, come chi ha visto le proprie previsioni avverarsi.
<Senza di te, e
con Odino rinchiuso nel suo sonno, non ci sarà nessuno in grado di opporsi a
noi, e porteremo a termine quello che iniziammo allora.> aggiunse ancora
Perrikus, poi lo afferrò per la mandibola, obbligandolo a guardarlo negli
occhi.
<Questa volta
nessuno verrà in tuo aiuto, dio del tuono.>
Thor era furente, più
verso sé stesso che verso i suoi avversari, eppure nonostante la situazione
disperata, la luce della speranza non si era ancora spenta nei suoi occhi.
<Hai ragione
Perrikus, Thor è stato avventato nell’andare alla pugna da solo, e i suoi
fratelli stanno pagando per la sua arroganza... tuttavia ti chiedo, come puoi
essere certo che nessuno verrà in soccorso di Asgard?> e un beffardo sorriso
gli comparve sul viso.
Non molto tempo prima.
Trainata da Tanngnjóstr[6]e Tanngrisnir[7]
la biga con a bordo Thor arrivò presso l’esercito nemico che avanzava verso
Asgard.
<Dunque siete voi,
coloro che minacciano la pace dei Nove Mondi!> esclamò Thor nel vederli
<Pensavo che non avremmo più dovuto curarci del male che voi dei oscuri
perpetuate, eppure eccovi di nuovo qui! Ma questo volta mi assicurerò che non
possiate più tornare!> così dicendo ruoto Mjolnir e scaraventò una pioggia
di fulmini contro di suoi nemici.
Molti di essi
caddero, ma dalle loro fila si alzò in volo una creatura dalle corna d’ariete e
ali da pterodattilo.
<Così ci rivediamo, dio del tuono; lascia che
del dolore io ti faccia dono!>
<Tokkots!> lo
riconobbe Thor.
<Mi hai dunque riconosciuto, ma questo non ti
sarà di alcun aiuto!>
Il mostro era capace
di sdoppiarsi in due, e entrambi dalle mani emisero delle fiamme che andarono a
colpire i due caproni; senza i due animali magici la biga precipitò, e con essa
Thor.
Prima di toccare il
suolo però il duo del tuono roteò il suo magico martello e fu di nuovo in volo.
<Poco male; in
verità ti dico che Thor può rigenerare i suoi due animali: tu puoi forse dire
lo stesso di te, vile creatura?> disse mentre colpiva con forza uno dei due
mostri, che precipitò sul terreno innevato.
Tokkots era un
pericoloso avversario, ma neppure lui poteva resistere a lungo ai colpi di un
Thor furioso che si liberò anche del secondo nemico, accanendosi su di lui.
<Cadi, orrendo
demonio, cadi! Così vuole Thor!>
Presto però il dio
del tuono si trovò circondato da diversi dei oscuri, ma lui parve non
curarsene.
<Venite pure
avanti, creature infernali, venite! Non sarà Thor a cadere!> gridò,
impugnando Mjolnir a due mani e sferrando colpi di inaudita potenza.
<Ora.> esclamò Zelia,
nell’ombra.
A questo segnale,
alcuni fasci di un’energia nera imbrigliarono le braccia di Thor.
Erano come lacci di
inchiostro da cui l’asgardiano non riusciva a liberarsi.
<Magia oscura!
Ignobile magia oscura!> esclamò nel riconoscerla.
Ai suoi piedi
gorgogliava una pozza che pareva di catrame, che si faceva sempre più profonda,
come delle sabbie mobili nere come la notte.
Per quanto stoicamente
resistesse, Thor sapeva che stava per cadere.
Maledisse il suo
essere stato avventato: possibile che la voglia di combattere, di non stare in
ozio avesse oscurato il suo raziocinio, il suo pensare lucidamente?
Prima di venire
totalmente ingoiato dalla pozza nera, Thor riuscì a liberare il suo braccio e
con esso a ruotare il suo fiato martello.
<Va, fedele Mjolnir,
compì il tuo dovere; rimedia tu alla stoltezza di Thor!>
Un varco magico si
aprì sopra di lui e Thor lanciò il suo magico dentro di esso.
Era il portale
dimensionale divideva Asgard da Midgard.
Thor vide compiaciuto
il suo martello attraversarlo, prima di cadere nell’oblio.
Cittadella degli dei Oscuri. Adesso.
<Cosa vorresti
insinuare?> chiese Perrikus, irritato dall’allusione di Thor.
<Continui a
sottovalutare il valore degli alleati di Thor.> esclamò beffardo il dio del
tuono.
Forse per un presentimento,
o forse perché avvertito da un legame mistico con l’Incantatrice, ma Thor parve
quasi prevedere quanto accadde: nella stanza vicina improvvisamente si aprì un
portale mistico dal quale schizzò Quicksilver correndo all’impazzata e
investendo le guardie degli dei oscuri nella sua scia, seguito subito dopo
dalle frecce di Occhio di Falco, ognuna delle quali andò a segno.
Wasp emerse poco
dopo:
<Ok, Vendicatori,
la strada è sgombra: DATECI DENTRO!>
Magni scattò al suo
ordine, provocando una scossa sismica colpendo con entrambi i pugni il terreno.
Questo provocò un boato che venne udito nella cella in cui Thor era rinchiuso.
<Cos’è stato?>
chiese Zelia.
<Vendicatori
Uniti.> disse Thor, con aria soddisfatta.
Pochi istanti dopo
una parete crollò e dallo squarcio emersero i Vendicatori assieme a Magni e
l’Incantatrice.
<Non è
possibile!> esclamò, sorpreso, Perrikus.
<Se avessi dieci
centesimi per ogni volta che l’ho sentito dire da un cattivo, a quest’ora sarei
milionario.> ribattè, sarcastico Occhio di Falco <Ora sorprendimi e dimmi
che tu e la tua amichetta vi arrendete senza combattere.>
<Non mi arrenderò
mai ad un misero mortale!> replicò Perrikus e sparò sui nuovi venuti
scariche di energia arcana che però si esaurirono improvvisamente prima di
poterli colpire.
<Come….?>
<Anche noi miseri
mortali conosciamo qualche trucco.> disse Scarlet.
<Alorocipensoio!>
esclamò Quicksilver, correndo a supervelocità attorno ai due dei oscuri
colpendoli ripetutamente. Forse non poteva realmente far loro del male ma riuscì
comunque a frastornarli impedendo loro di usare efficacemente i propri poteri.
Zelia prese una
decisione:
<Inutile restare,
riuniamoci ai nostri compagni ed insieme ci prenderemo la nostra vendetta.>
Perrikus avrebbe
voluto replicare ma sua madre non gliene dette il tempo: un bagliore accecante
li avvolse e quando svanì erano spariti.
<Ehi! Sono
scomparsi!> esclamò Pietro, ribadendo l’ovvio.
<Quei marrani sono
scappati come vili privandomi del piacere di far pagar loro la loro insolenza!>
disse Magni.
<Avrai la tua
occasione più avanti, figlio.> replicò Thor <Ora che qualcuno mi liberi.
Questi legami mistici resistono anche alla mia forza.>
<Ciò che la magia
ha fatto, la magia può spezzare.> affermò l’Incantatrice.
<Sono d’accordo.>
aggiunse Wanda.
L’asgardiana e la
mutante si concentrarono. Amora recitò un’antica formula e Wanda piegò le dita
delle sue mani puntando gli indici verso Thor.
Fu la magia
dell’Incantatrice o l’arcano potere di Scarlet od una combinazione di entrambi
a liberare Thor dalle catene che lo trattenevano? Nessuno avrebbe potuto dirlo
con certezza ma non aveva importanza. Ciò che era realmente importante era che
il dio del Tuono era finalmente libero.
<Stai bene,
vecchio mio?> chiese Occhio di Falco.
<Mai come oggi
sono stato tanto lieto di rivedervi, amici miei.> disse Thor in segno di
gratitudine.
<Ho visto giorni
migliori, come il mio aspetto può suggerirvi, ma sono pronto alla
battaglia.>
<Noto con piacere
che la prigionia non ha intaccato il tuo vigore.> osservò l’Incantatrice.
<Già, sei
meraviglioso come sempre, Thor... specie senza quell’armatura.> notò Wasp.
<Donne...>
bofonchiò Quicksilver. Occhio di Falco si limitò a fare un sorrisetto.
Il dio del tuono,
però, sembrava non sentire gli apprezzamenti espressi. Levò la sua mano verso
l’alto e si concentrò.
Sulla Terra, nel
giardino della base dei Vendicatori, dentro il fossato che aveva creato nel
precipitare, Mjolnir cominciò a tremare sempre più forte, fino a sollevarsi da
terra e a levitare nell’aria.
Poi, all’improvviso,
schizzò via impercettibile all’occhio umano, veloce come il fulmine attraversò
barriere dimensionali, fino ad arrivare nella mano del suo padrone.
Non appena strinse il
suo magico martello nella mano, Thor si sentì rigenerato.
<Bentornato,
fedele Mjolnir, hai svolto bene il tuo compito. Hai avvisato i Vendicatori del
pericolo che stava incombendo e loro sono accorsi a liberare Thor. Adesso, come
loro gioveranno della mia gratitudine, i miei nemici proveranno tutta la mia
collera!>
Il fortissimo boato
di un tuono si udì per tutta Asgard.
<Per la gloria
eterna, per Asgard... VENDICATORI UNITI!>
CONTINUA
NOTE DEGLI AUTORI
Dopo una lunga assenza, Thor e gli dei
Asgardiani tornano su queste pagine! Passiamo subito a parlare dei personaggi
che abbiamo incontrato nella storia.
1) In seguito ad avvenimenti avvenuti nei primi episodi
della serie MIT di Thor, ora gli dei norreni e la loro storia corrispondono a
quanto sappiamo della mitologia norrena classica. Così ora Thor è sposato con
Sif ed ha tre figli: Magni che ha avuto dalla gigantessa Jarnsaxa, Modhi, la
cui madre non è citata e Thrud, figlia di Sif e allieva valchiria. A loro si
aggiunge Uller, figlio di Sif da un padre non nominato, maestro arciere tra le
altre cose. Questi sono adattamenti fatti in Marvelit anche se di Magni esiste
un adattamento realizzato da Dan Jurgens & Scott Eaton in cui è, però,
figlio di Thor e dell’Incantatrice ed anche una Ultimate di Modhi, chiamato
Modi in cui la madre è Hela, ad opera di Jeph Loeb & Frank Cho.
2)
Gli altri personaggi
sono tutti la versione Marvel di, dei, giganti, troll, nani, elfi della
tradizione norrena con alcune eccezioni dovute quasi tutte a Stan Lee &
Jack Kirby come i Tre Guerrieri, Karnilla e Ulik.
3)
Alfyse, invece è
stata creata da Greg Pak & Reilly Brown su Incredible Hercules #132 datato
dicembre 2009.
4)
Zelia e Perrikus
fanno riferimento a quanto avvenuto su The Mighty Thor Vol. 2° #1/13 del 1998/
99 a cura di Dan Jurgens e John Romita Jr.
Nel prossimo episodio. Lo scontro finale con gli dei
oscuri e saranno scintille.
Carlo & Carmelo